lunedì 16 gennaio 2017

Novoli 2017: Il Senso del Fuoco


La Focàra 2017 fotografata da Roberto Pagliara
Oggi s’accende il Grande Fuoco di Novoli e del Salento “destagionalizzato”. La grande Focàra di Sant’Antonio Abate quest’anno ha nuova dimora, spostata per far spazio all’evento, alla folla, sfondo di una celebrazione ormai da tempo senza centro.
Sempre le Feste salentine hanno tenuto insieme le due linee: il sacro e il profano.
La visita in chiesa alla Statua del Santo, l'attesa dell'uscita della Processione; le preghiere, il reiterarsi dei rosari, gli odori dell'incenso, le scene di devozione: un tempo remoto, antico, umile nell'inchino, nel delegare alla santità ogni speranza! Poi, fuori, la fila delle bancarelle e, come premio, la banda, il “complesso” sul palco per i più giovani, le giostre. C'era certo la folla, ci si spostava di paese in paese e Novoli era meta di pellegrinaggio, "a piedi venivano..." per inchinarsi ai piedi del Santo. Ogni fiera aveva la sua particolarità. Non è più così: la festa oggi è “marketing territoriale”, il "complesso" di adesso costa molti quattrini, garantisce la folla, un affollamento tale che pare inutile anche il Grande Fuoco acceso in omaggio dell'Illustre Eremita, reso comparsa, un po’ meno santo della star di turno. L’Abate è solo un pretesto ormai, nella macina delle Tradizioni rese “attrattori culturali”, non rapisce, non fa suggestione nella gara con lo spettacolo sul palco. È stato così negli anni scorsi sarà così anche quest’anno?
Lo scorso, martedì 10 gennaio, nel Teatro Comunale di Novoli, abbiamo assistito alla Lectio Magistralis dello scrittore Nicola Lagioia su “Il fuoco e la letteratura”. Il poco pubblico intervenuto ha condiviso un incontro di rara intensità incentrato sulla scrittura e sulla personalità dello scrittore argentino Roberto Bolaño; una storia e un uomo apparentemente lontani dai clamori della festa novolese, ma il “fuoco motivazionale” che ha alimentato la sua opera è, o dovrebbe essere, lo stesso che muove e anima chi, ogni anno, costruisce la grande pira: una lotta continua per dare senso e vitalità a un esprimersi al riparo dalle convenzioni e dai dettati della convenienza politica. Così non è, lo sappiamo, presi come siamo dall’idea che le cose valgono se portano pubblico se fanno economia e industria culturale.
Lei, la Fòcara sarà lì, bella e solitaria, nel suo rinnovare un rito antico, con la sua lenta combustione come a voler preservare l'incanto! C'è un punto di sguardo che sempre mi rapisce oltre ogni cosa a Novoli: è l'effige di Sant'Antonio che viene posta in cima alla grande "fascina", aspetta il fuoco per consumarsi per fare sacrificio e augurio all’inverno.
Scegliete allora di far festa alla maniera antica: andate a far visita all'Abate nella sua chiesa. L’ultima volta che ci son stato gli faceva compagnia un cagnetto: serafico accoglieva il saluto della gente che sfilando, toccava il Patrono del Fuoco e degli Animali e poi estasiata lo guardava. Un piccolo miracolo il perseverare del randagio, proprio lì, assiso ai piedi della bella statua che mostra il volto del Santo: è moro il grande eremita! Un segno importante su cui riflettere per capire cosa il passato ci ha portato, cosa il presente ci porta e il futuro ci porterà. Fa impressione la Focàra quando ormai spenta tiene la brace, sfidando il freddo. Resiste quel fuoco, spegnendosi, tenta il suo “senso”, lo rinnova nella speranza di una buona annata per la campagna, lì il motivo di tanto “clamore”: la povera campagna. Sta lì la santità, in quel lento consumarsi. Ma quella cenere è solo cenere per molti: un nulla da non festeggiare. C'era una volta un Salento da scoprire, adesso non più (da tempo) è un fuoco senza più senso.

domenica 15 gennaio 2017

Il PD salentino, un ring senza arbitro




“Si voterà presto, c’è da rinnovare il Consiglio Comunale, da eleggere un nuovo Sindaco, tu che dici?”. Lui, lo sguardo fisso sul giornale - il titolo strilla il “nome nuovo” estratto dal cilindro di chissà quale mago politico - alza un po’ la testa e borbotta: “A me importa poco, tanto non cambia nulla. Questa è “la città più bella del mondo” dicono e certo, un principe lo troveranno, uno da eleggere e uno da immolare. Vincere, perdere è uguale, quella partita non interessa a noi”.

Rimango fermo e rifletto su quanto anche per me valga la sua disillusione.
Anch’io guardo il giornale e borbotto, giorno dopo giorno, difficile farsi un’opinione, prendere una posizione, trovare l’entusiasmo per far battaglia, per dare sfogo alla critica.
Tutto appare - tutto è - calato dall’alto. Da un “alto” indeterminato, privo di autorevolezza, di appeal politico e anche le parole “partecipazione”, “bene comune”, “senso civico”, “società civile” suonano logore, svuotate anch’esse di significato se mai concretamente l’hanno avuto.
Così ci si ferma alle notizie, alla lettura dei titoli, ai nomi - la cronaca dei “perché” e dei “come” è la solita, un gioco delle parti stucchevole e mortificante per qualsiasi intelligenza.

Il giornalista Mauro Giliberti, nome noto, volto televisivo, è il candidato su cui il centro-destra pare aver trovato l’accordo, anche se i mugugni dei salotti a tener deste le orecchie montano e i “trombati” chissà quale tranello potrebbero ordire per far tramontare l’ipotesi che, come per incanto, ha messo d’accordo i nemici Adriana Poli Bortone e Raffaele Fitto.
Alessandro Delli Noci con le Primarie delle Idee corre solo, in cerca di una via capace di mischiare le carte dell’appartenenza. Vuol valicare i recinti ideologici, essere politicamente trasversale e intanto s’è messo di traverso, a far inciampo a ciò che ai più pare scontato: Lecce è città di destra e dopo gli anni di Paolo Perrone avrà ancora un sindaco di destra.
E il centro sinistra? Un ring senza arbitro dove la passione è volta a far sacrificio degli uomini migliori. Carlo Salvemini sul web ha annunciato il suo ritiro dalla politica. Sergio Blasi, il primo ad invocare le primarie, ha abbandonato il campo.
Poi il proliferare di comitati civici: “Idea per Lecce” con Ernesto Mola e Nicolangelo Barletti; “Una buona storia per Lecce” con Giuseppe Fornari, “Lecce Bene Comune”. Il nome di Alfredo Prete bruciato alla velocità di un cerino e poi, e poi, e poi… Niente! Sullo sfondo il senatore Dario Stefàno fa melina per capire se è il caso o no di sacrificare la sua onorevole persona in una battaglia persa…

Di ieri il nome di Giovanni Rapanà, illustre professionista, conosciuto dai professionisti ma sconosciuto alla città. E, viene subito da pensare: “Se quelli si affidano all’inviato di Porta a Porta perché quest’altri giocano il basso profilo del commercialista impegnato?” Facile la risposta: “Puntano a perdere”. Amministrare una città non è cosa facile, Lecce poi… Specie se lo sport che più ha appassionato i “dirigenti” del PD locale in questi anni (o da sempre?) è la rissa o l’indifferenza verso chi in Consiglio Comunale e in città prova a fare opposizione. Una loggia marziana, quella di Via Tasso, completamente sradicata dalle cose del quotidiano, ingenuamente acerba, sciocca nel non voler mai innescare conflitti virtuosi lasciando la città ai suoi falsi compiacimenti, alla sua deriva auto contemplativa.
Paolo Foresio, ieri, con un suo post invoca le primarie. Anche se pare tardi, c’è tempo. Molto se n’è perso, ma si può ancora fare.
La natura del web, aiuta la leggerezza, i “social” non sono un "tavolo" o un “salotto” come quelli che usa la politica per cucire e scucire accordi, con le facce messe al bello quando in realtà vorrebbero far tempesta, con quello scontento lì seduto che mugugna, cova e tesse trame.
La materia social è diversa impasta umori, nell’impermanenza di un “post” la fuga è sempre possibile e allora: “Primarie, primarie!”.
Ma per cosa?
Alleata la leggerezza proviamo a risponderci: non c’è un candidato possibile, credibile e politico a disposizione del Centro-Sinistra. Il nuovo non trova luogo e spazio in una compagine strozzata da una nomenclatura che non ha voluto crescere un "fare politico" che, più che di "parole, parole, parole", ha bisogno di azioni per realizzarsi nel concreto di atti capaci di accogliere, ascoltare, progettare nel e con la comunità. Per Lecce e con Lecce.
Il 2017 sarà l’ennesima occasione perduta per il PD e per il centro-sinistra salentino che non vuole ascoltarsi, non vuole dare seguito alle "parole parole parole" che consuma preso dalla paura di non essere più capace di interpretare gli umori e i desideri della sua stessa gente. C’è tempo per tentare virate, non molto, ma c'è tempo. La leggerezza ha effetto immediato, basta provare! Basta aver coraggio.

(La Gazzetta del Mezzogiorno, sabato 14 gennaio 2017)