sabato 10 dicembre 2016

Il "Presepe Gotico" di Michele Massari




Domenica 11 dicembre, alle 11.00, la Delegazione di Lecce del FAI augurerà buone feste agli iscritti con la visita nelle “segrete stanze” del Castello Carlo V° del “Presepe Gotico” di Michele Massari e del presepe in ferro di Nino Della Notte.

La copertina del libro

C’è stato un tempo in cui il presepe era pensiero degli artisti, non che oggi non se ne trovino dediti a quest’antica arte - proprio in questi giorni s’inaugura al MuBa di Martina Franca il “Presepe d’Innesti” di Giuseppe Zilli - ma oggi, la gran parte degli artisti, specie quelli “titolati”, son presi da altre incombenze.
Il tempo a cui mi riferisco è l’immediato dopoguerra; all’epoca, Michele Massari, Lino Paolo Suppressa, Vittorio Pagano, Antonio D’Andrea, si misero intorno ad un tavolo per progettare il rilancio della plurisecolare Fiera di Santa Lucia, la tradizionale fiera del presepe leccese.
Scrive la storica dell’arte Ilderosa Laudisa in “Nascere nella tempesta” saggio critico che apre un pamphlet, a cura di Francesco Porpora, dedicato al “Presepe Gotico” di Michele Massari con all’interno uno straordinario repertorio fotografico realizzato da Antonio Fari e il racconto “sentimentale” di Antonio Massari: “Massari frequenta un gruppo di artisti, che alle devastazioni della guerra ed alla mancanza di libertà espressiva vuole rispondere con l’impegno per un nuovo progetto di società e cultura. All’esigenza di libertà, riallacciando il dialogo con la cultura europea, si affianca anche il programma di riattivare la ricerca nel settore delle tradizioni locali. Quella presepistica rientra nei programmi non solo per gli aspetti linguistici (sia artistici che artigianali), ma anche per gli impliciti risvolti economici. L’interesse del mercato verso il presepe salentino durante la guerra aveva risentito di una flessione, si avverte perciò l’urgenza di riaccenderne l’attenzione curando nuovi criteri espositivi oltre che stanziando somme per incentivi premianti l’impegno qualitativo”.
Il presepe è una novella, l’annuncio della nascita di una vita. Il “Presepo Gotico” di Massari non è lieto. “Osservandolo – scrive Ilderosa Laudisa – ci si avvede che il tema non è quello classico della Natività. La stalla è defilata, l’evento è già avvenuto da tempo. (…) Il vero protagonista di questo singolare presepe è il grande Corteo dei Re Magi, che rumoroso irrompe nel piccolo villaggio, portando con sé il vento gelido del lungo viaggio notturno. (…) L’artista blocca l’azione, sospendendo tutto in una sorta di atemporalità. Potrà avvenire il riconoscimento o l’adorazione? Non è dato saperlo. Non può e non vuole darci una rassicurante risposta. Da ateo, che aveva letto in giovinezza molta letteratura a sostegno del suo ateismo, ma che legge anche la Bibbia, Massari, nel suo presepe, lascia aperto il campo alle domande sul destino dell’umanità”.
Al “Presepe Gotico” il maestro - il mago lo appellavano Suppressa e Mario Palumbo per le sue doti e il suo innato eclettismo - si dedicò fra il 1945 ed il 1946 aiutato dai figli-discepoli Antonio e Anna Maria che a quel desco presero confidenza con i colori e con il rigoroso dettato dell’arte. “Da settembre (1945) e fino a Natale, la sera dopo cena – scrive Antonio Massari - papà lavorava alle “casette” in compensato e ai pastori in terracotta dipinta ad olio trasparente che spesso, con le sue ustioni e variazioni e a volte piccole fusioni vetrose, era tanto bella che bastava la semplice vernice. (…) Il presepe che io ricordo si accendeva tutto insieme, in modo innaturale, con una serie di piccole lampadine (…). Le stanze  si sarebbero dovute invece illuminare disparatamente nell’arco di circa mezz’ora, come accade al tramonto in un villaggio”.
La misura artigiana della creazione nello spazio di un presepe si confronta con il paesaggio e con lo spazio civico, l’intorno naturale con le relazioni che in esso “abitano” e con l’immaginario.
Nel suo “Presepe Gotico” (non l’unico realizzato dal maestro) Massari si ritrae, cavaliere con i sodali Suppressa e D’Andrea; poi c’è Luigi Jannello, personaggio della Lecce del dopoguerra, soprannominato “Jundula”, un briccone generoso di storie e di risate e c’erano Stanlio e Olio…

Tante le storie che Ilderosa Laudisa racconta nel suo saggio e le riflessioni che muove su un mondo per noi ormai remoto, ma ciò che più conta è la proposta che chiude il suo saggio: il Presepe Gotico – da tempo nella custodia dell’Amministrazione Comunale – ha bisogno di nuova evidenza, di un allestimento che ridoni grazia all’opera. Un concorso rivolto ai giovani potrebbe ricostruire ciò che si è perduto dell’originaria scenografia e chissà la Chiesa di Sant’Irene di proprietà comunale potrebbe essere la nuova casa per una esposizione permanente. Chissà, chissà… speriamo!

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