martedì 12 aprile 2016

La libertà dell’attore-autore



“Il teatro è teatro quando nell'atto interroga la natura stessa del suo essere teatro e la vita, nel filtro della scena, decanta il senso, lo chiarifica, lo rende segno e significazione” un pensiero elaborato al cospetto della scena, interrogandomi sulla “visione”, sorpreso ed entusiasta di quanto accade: c’è teatro, ci sono Compagnie e ci sono attori, molti e bravi, una nuova leva abita i palcoscenici della città e del Salento.
Teatri abitati da energie che non risparmiano fatica. Lavoro indomito quello del e per il teatro, necessaria l’umiltà per meglio calibrare il dono che l’agire chiama utile alla cucitura della relazione, dello scambio emozionale che muove dal palcoscenico verso l’altro, seduto in platea e viceversa in una virtuosa e generativa circolarità. La giovane drammaturgia è un modo per capire cosa accade nel presente e al presente. Lo sguardo sul reale, frontale, diretto dei “giovani” - senza le mediazioni e le presunzioni dell’esperienza, dell’età - nutre la scena, scardinando consuetudini stilistiche e i manierismi della ricerca.
Penso a Antonio Palumbo e Manuela Mastria, al loro “Hana-do Teatro” e alla messa in scena – nel settembre scorso, in un capannone in disuso della Cooperativa Nuova Contadina di Andrano – di "Waiting for Job - resistere è amare", un atto liberato dalla “narrazione”, colmo di poesia, dove il verso è declinato con l'intero del corpo e l'agire teatro riconquista il suo indeterminato per farsi pura visione, abbandono nella contemplazione dell’accadere.
Penso alla freschezza della “Cuspide malva” gruppo tutto al femminile – Iula Marzulli, Manuela Mastria, Francesca Greco, Adriana Polo - che reinventa il teatro canzone proponendo andature poetiche per raccontare l’amore, il cibo, il cinema e per “condividere con il pubblico l’importanza della parola e del suono”.
Penso al denso minimalismo di Alessandra Crocco e Alessandro Miele – autori/attori di un percorso di sezionamento drammaturgico de “I Demoni” dostoevskiani, prima con un trittico di assoli, studi ambientati in luoghi non teatrali, sfociati nel gennaio scorso in “Fine di un romanzo” dove i due erano accompagnati in scena da Giovanni De Monte, Rita Felicetti e Maria Rosaria Ponzetta.
Penso all’infaticabile Riccardo Lanzarone attore palermitano “naturalizzato” pugliese visto in scena ai Cantieri Teatrali Koreja in scena con il trombettista e sound designer Giorgio Distante in “Codice nero”, un atto teatrale rivelatosi di rara intensità. Il corpo - i corpi dai quali l’attore entra ed esce sapientemente calibrando posture e voce – per un viaggio “romantico”, a ritroso nella sua storia personale e nel sistema sanitario nazionale.
Penso alla reinvenzione del teatro espressionista che Principio Attivo rende militanza sul palcoscenico e per strada. Alle variazioni shakespeariane della Factory. Penso ai “funamboliche” mise-en-scène di Aldo Augieri che recentemente ha proposto al Teatro Paisiello “Scandalo negli abissi” ispirandosi ad un fiaba di Celine.
E penso alle magnifiche prove teatrali che Paola Leone agisce con “Io ci provo” dentro e fuori il carcere di Borgo San Nicola. Scena dove l’essere attore coniuga l’atto con la più profonda necessità espressiva, quella che segreta abita ogni individuo quando indaga la propria “ferita”.
Ecco quello dell’autorialità è il perno su cui si incardina questo fare teatro. Una visione dell’attore che smargina i ruoli, smuove la regia e la porta ad essere attiva sul palcoscenico. L’attore-autore è l’artefice, in una visione solidale della costruzione scenica dove spesso il “congegno” dello spettacolo è mosso e sedimentato da due, tre sensibilità co-agenti nel pensare e nello stare: l’attore-autore muove la sua complessità ideativa da protagonista, attraverso la scrittura e l’interpretazione affidandosi agli altri attori – autori nella costruzione della coralità. L’esperienza di assolo sedimentata in questi anni da Fabrizio Saccomanno, Ippolito Chiarello, Fabrizio Pugliese, Angela De Gaetano trova “compagni” sulle tavole del palcoscenico, alla pari, un “ambiente” finalmente, quello del teatro salentino, dove le energia si scambiano, fluiscono, al di là dell’appartenenza, in libertà, per provarsi nell’arte.

MAuro Marino per la rubrica Affreschi&Rinfreschi CoolClub.it Aprile 2016

1 commento:

  1. SalentoPoesia. SalentoTetaro. Salento per CantieriSempreAperti. Un SalentoImmagine voluto "creato" a somiglianza di Arte. Tutti Attributi di appartenenza di e con radicata convizione. Marino ne rivendica e ne annusa persino la Libertà, l'atto assoluto per una creazione e per nuova leva di attori, protagonisti del "filtro" in nuovo alito, genesi per l'energia vitale.
    Il richiamo è l'allerta: La forza espressa non dovrà essere per un nuovo provincialismo, è scommessa per chi ci crede.

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