sabato 15 giugno 2013

W il Barroccio, il Barroccio viva!

Una mattina al Barroccio in una foto di Roberto Pagliara

W il Barroccio, viva il piacere dell’incontro, viva l’informale nella vita che condisce l’attesa, il nulla, lo stare.
W solo per noi! Per chi sa di cosa scrivo, ché per gli altri è difficile sentire il cuore, osare con gli occhi, aprire le orecchie e stare, stare nell’ascolto di sè e degli altri.
Questo è stato in questa parentesi felice il Barroccio, il chiosco che abita all’inizio di quel boulevard ridisegnato - espiantando l’antico alberato di Pini marittimi - proprio per trasformarsi in un luogo di incontro e di socializzazione. Opera di Adriana Poli Bortone (e di alcuni dei suoi che ancora siedono a Palazzo Carafa) lei, loro sognavano (e ancora sognano) la città europea...
Lo ricordano gli amministratori?
No, certamente no, loro sono fatti per scordare, programmati nel breve termine mostrano continuamente di non avere una visione della città, di non amarla questa città e continuamente di tradirla nelle sue aspettative e nelle sue autonomie espressive.
Pensate: per “chiudere” il Barroccio si invoca una sorta di incompatibilità ambientale. Parlano di stile i solerti vigili urbani, che con raro zelo si votano alla causa della tutela ambientale e del rispetto dei beni architettonici senza alzare gli occhi e guardare poco più in là, per censurare (quello si che lo meriterebbe) l’orribile recinto che cinge ormai da mesi l’imbocco del largo dedicato a Angelo Rizzo, deturpando lo sfondo dell’Arco di Porta Napoli. Bazecole direte, ma sapete (certo lo sapete) quante se ne vedono in giro? L’elenco sarebbe interminabile, provate a guardarvi intorno... Ma che fare se la città che aspira a divenire Capitale della cultura nel 2019 preferisce il dettato del karaoke alla libera palestra dell’incontro artistico? C’è solo da far le valige e partire. Sarebbe un sollievo... ma meglio non concederlo questo sollievo agli invidiosi e agli incapaci. Meglio di no e tentare di risolvere insistendo con la Cultura quella che sperimenta l’incontro e lo calibra nell’altrove, nella ricerca, nella consonanza, nello stare, nel niente di una sera passata a conversare... W il Barroccio.
Soltanto viva!